sabato, ottobre 15, 2011

The great gig in the sky


Ogni tanto la riascolto e tutte le volte sento un'emozione fortissima.
Non sembra una canzone sulla morte, non la morte come la intendiamo noi di solito. In questa canzone la morte assume una spetto diverso, più empatico, meno dissonante, una qualità nuova che le deriva forse dalla consapevolezza dall'inevitabilità.
Penso a Clare Torry, e alla sua voce che tutte le volte mi accarezza l'anima. Entrò nello studio di registrazione ignara di tutto. "la morte, pensa alla morte" le dissero Waters e compagni. E lei improvvisò. Dio come improvvisò.
Un ricordo buffo, tanto per sdrammatizzare. Quando The Dark Side of the Moon entrò in casa nostra io avevo 10 anni, mio fratello maggiore, Paolo, 16. Lui, che era più tutto - più grande, più bello, più intelligente -,  si divertiva a raccontarmi delle storie che mi lasciavano a bocca aperta. Riguardo alla performance di Clare Torry mi raccontò, dopo avermela fatta sentire in religioso silenzio, che lei quel giorno, mentre registrava il brano, cantando si masturbava. Ecco cosa dava alla canzone quell'incredibile intensità.
Quest'immagine non mi ha mai più abbandonato. Anche oggi, che  sono diventato anche io grande, bello e intelligente, quando sento The Great Gig in the Sky, chiudo gli occhi, e come allora mi compare l'immagine di Clare che cantando si masturba sul seggiolino di pelle davanti al microfono, nello studio semi buio, mentre dietro al vetro i Pink Floyd suonano; prima piano poi in un crescendo che accompagna la musica fino al suo culmine.
E come allora tutte le volte ringraziom mio fratello per il regalo che mi ha fatto.

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