lunedì, gennaio 26, 2009

I veri motivi delle guerre

Premetto che non ho nulla in linea di principio contro lo Stato d'Israele, però se certe notizie sono vere...
"Al largo di Gaza un giacimento di gas naturale da 4 miliardi di dollari. I palestinesi, a cui appartiene, vorrebbero convogliarlo verso sud, mentre Israele verso nord, nei loro gasdotti, e soprattutto che non ne beneficiasse Hamas.
Un giacimento di gas naturale da 4 miliardi di dollari proprio di fronte alla costa della striscia di Gaza, palestinese di diritto, ma i cui proventi Israele non vuole assolutamente vadano a finire nelle casse di Hamas. Poco coperta dai media italiani, la questione energetica nel conflitto in corso ha secondo qualcuno un' importanza fondamentale. La tesi dell’economista canadese Michel Chossudovsky, ad esempio, è che dietro l’offensiva Piombo Fuso ci sia proprio l’appetito per il metano. Per altri invece - come per la giornalista specializzata in energia Debora Billi – tra i pochi in Italia a parlare della questione – il gas in questione (che fornirebbe solo il 10% del fabbisogno energetico israeliano) non sarebbe tra le cause determinanti del conflitto. Resta il fatto che il 60% delle riserve al largo della costa israeliana è palestinese e che questo gas potrebbe dare l’indipendenza energetica al popolo arabo, oltre a porre le basi economiche per uno Stato indipendente. Scoperto nel 1999 e sondato nel 2000, il giacimento in questione per ora è ancora lì, tutto da sfruttare. Circa 39mila miliardi di metri cubi di gas, a 850 m sotto il livello del mare e a 36 km dalla costa di Gaza. Gli accordi di Oslo - e poi Ehud Barak, nel 1999 – hanno sancito che si tratta di una risorsa palestinese e al tempo l’avevano affidata a Yasser Arafat e all'Autorità di Ramallah. I diritti per 25 anni sono stati acquistati da British Gas e dalla greco-libanese Consolidated Contractors International Company, che avrebbe dovuto ricevere rispettivamente il 60 e il 30% dei profitti, il restante 10% sarebbe invece andato all’Autorità palestinese. British Gas nel 2006 (secondo quanto riporta il Times) era prossima a concludere un accordo per pompare il gas attraverso l’Egitto, dunque senza che fosse venduto a Israele. Con la fine dell’era Arafat e la vittoria delle elezioni da parte di Hamas però tutto è stato rimesso in discussione. L'ex primo ministro inglese, Tony Blair, sarebbe intervenuto personalmente per fermare l’accordo tra BG e i palestinesi. La corte suprema israeliana ha messo in dubbio i diritti palestinesi sul giacimento, Israele ha stabilito di fatto il controllo sulla riserva marina e British Gas ha iniziato a trattare con il governo di Tel Aviv scavalcando sia quello di Hamas che quello dell’ANP. Nel 2007, infine, il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha riconosciuto il diritto palestinese sul gas, rifiutando però categoricamente di dare “soldi ai terroristi”. La proposta fatta a BG per sostituire l’accordo del ‘99 con Arafat, era questa: i profitti ai palestinesi avrebbero dovuto essere pagati da BG non in moneta ma in beni e servizi e il gas avrebbe dovuto essere convogliato nei gasdotti israeliani. In questo modo Israele avrebbe potuto acquistare parte del gas, oltre ad avere il controllo sulle vendite, senza però arricchire il governo palestinese. La proposta cadde. I negoziati tra Israele e BG sono ripresi proprio nei mesi precedenti l’invasione, che secondo giornali israeliani come Haaretz sarebbe stata pianificata già dallo scorso giugno, quando ancora si trattava la tregua con Hamas. Secondo quanto riporta The Daily Telegraph, per i ministri israeliani le trattative starebbero procedendo. Per evitare che i soldi vadano ad Hamas si parla di versare i diritti ai palestinesi in un fondo fiduciario in favore dell'ANP. Secondo gli insider interpellati dal quotidiano inglese però non ci sarebbe nessun accordo in vista. Quello che succederà al gas palestinese insomma si vedrà solo nella fase post-bellica. Dipenderà dal grado di controllo che gli israeliani manterranno sulla zona. Certo, con l’invasione è più probabile l'eventualità che il gas del giacimento di Gaza prenda la strada dei gasdotti israeliani, andando a riempire la condotta che il paese vorrebbe realizzare verso nord (da Ashkelon a Ceynah, in Turchia, collegandosi al gasdotto Baku – Tblisi-Ceyhan che giunge dal caspio), lasciando invece vuote le casse del governo palestinese. GM"

sabato, gennaio 24, 2009

Domande futili causate da notti insonni

Ciao Flavia, sono Marco, quello dell'impianto fotovoltaico collettivo.
Ti scrivo per una cosa che non centra nulla con l'energia rinnovabile.
Sto seguendo sul blog di Travaglio la questione Catanzaro/Salerno, l'ultimo suo scritto mi ha veramente spaventato. Può anche essere che Travaglio sia un pazzo psicotico e che stia riportando i fatti in modo distorto,se così fosse la mia lettera non avrebbe senso, però onestamente non lo credo.
Se c'è qualcosa di vero in quelle cose ti chiedo come giornalista: come è possibile che i giornali, e quindi voi giornalisti, non vi sentiate in dovere di parlare di queste cose?
E se fosse vero ( ripeto, sempre col beneficio del dubbio) che i vostri "capi" non vi permettono di scrivere la verità su queste cose, come potete in coscienza lavorare ancora in posti e con persone così?
E' come se un chirurgo lavorasse in ospedale in cui non gli permettono di fare operazioni su dei malati di tumore ma solo interventi di chirurgia estetica.
Non esiste un giuramento di Ippocrate per i giornalisti?
Scusa lo sfogo ma sono veramente turbato.
Marco Mariano

Marco, non mi sembra che La Stampa sia molto tenera con questo governo e su come si sta comportando su varie vicende, dall'Alitalia alle questioni giudiziarie. Non per nulla, il presidente del Consiglio si è pubblicamente lamentato.

Non condivido il tuo giudizio sui giornalisti presi come categoria generica. All'interno di questa categoria ne esistono di diversi, ognuno fa la propria parte. Quelli che si occupano di giudiziaria sulla base dei documenti che di volta in volta hanno provano a raccontare. Quelli come me che si occupano di attualità provano a dare una visione della realtà diversa. E poi ci sono anche quelli che invece fanno manovre politiche ma nella quantità fisiologica presente in ogni categoria.

Ci sono contadini ladri che rubano sui finanziamenti, irrigano con acqua inquinata etc. e quelli che invece fanno con cura il proprio lavoro. E io non penso che tutti quelli che vivono con i prodotti della terra debbano andare a fare un mestiere diverso solo perché gli altri lo fanno male.

Sono tempi duri, lo so, lo racconto ogni giorno, ma non è prendendosela con i giornalisti che si risolvono i problemi.

Un abbraccio

Flavia Amabile
Blog Diritto di Cronaca
http://www.lastampa.it/amabile



giovedì, gennaio 15, 2009

basta, mi sono rotto, ho deciso che chiudo il blog. addio.


domenica 18 h 23
Chiedo scusa, uno dei miei soliti sbalzi d'umore, e magari un tentativo di vedere se ancora qualcuno mi legge.
Non chiudo, forse sospendo per un po'. Finchè non mi passano i "blues".

domenica, gennaio 04, 2009

domenica è sempre domenica

Che palle, scrivo sempre solo più di domenica! Ho dato un'occhiata distratta alle date degli ultimi post e sono trasalito. Giuro che non lo faccio apposta, mi viene così, nature ( è un francesismo). Si vede che inconsciamente è così che santifico il giorno del riposo. L'educazione cattolica alla quale sono stato soggetto per anni e anni ha lasciato qualche traccia, nonostante tutto. Facciamo fatica a liberarci delle nostre radici.
E comunque scrivo solo più di energia o di politica. O di lavoro. Va bè che energia, politica, lavoro sono la mia passione, nel senso che non li subisco ma li inseguo e mi ci confronto con difficoltà ma piacere quotidianamente. Però mi pare che manchi qualcosa. Magari l'amore? Chissà cosa succederebbe se mi innamorassi di nuovo! Forse smetterei di cercare gratificazioni nel tentativo di risolvere i problemi del mondo e mi ridurrei a godere di quella strana sensazione di appagamento che da la consapevolezza di amare ed esser amati. O perlomeno, mi sembra di ricordare qualcosa del genere legata alla parola amore. Una sorta di galleggiamento, di assenza di gravità. Mi viene in mente una mia ex fidanzata dei tempi dell'università. Una storia interrotta dalla mia paura e dalla poca fiducia in me stesso. Chissà come sta adesso. Ogni tanto, raramente, la sento. Sta bene. Almeno così sembra.
Magari mi iscrivo su Facebook, l'ultima spiaggia dei disperati in lotta con i propri rimpianti.