La terra, terra madre, terra ferma. Indistruttibile, perchè anche in frantumi continua ad essere se stessa.
La terra che conserva il seme, che lo nutre, che rimane ad aspettare paziente, che copre le proprie ferite con erba leggera.
Pianura irrigata, percorsa da strade, segnata da file di alberi, da case che raccontano storie, oppure deserta, ma piena dei segni del tempo.
La terra permette all’errante di errare, al guerriero di calcarla con l’incedere fiero su un cavallo colore di terra, il manto sudato e brillante, la spada macchiata di sangue. E la goccia di sangue cadendo per terra scompare, assorbita con mille altri dolori dal silenzio fedele.
Così è, terra che guarda immobile, roccia a difesa del porto, sabbia che scivola fra le dita, polvere che ferisce gli occhi; terra senza la quale mancherebbe l’appoggio per slanciarsi nel cielo.
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